Il teatro europeo del Seicento
Un aspetto comune alla cultura europea del Seicento, cattolica e protestante, letteraria e scientifica, laica e profana è l’insistenza sull’ostentazione, sulla teatralità. Ciò si deve a svariati motivi, che confluiscono nell’enfatizzare l’esteriore rispetto all’interiore, di ciò che appare rispetto a ciò che è: la ricchezza e la potenza si manifestano attraverso l’ostentazione del lusso, nelle case private come nelle corti pubbliche; la chiesa affida anche alla fastosità dei luoghi di culto e all’imponenza delle cerimonie religiose la difesa della fede cattolica; il pubblico assume un’importanza sempre più rilevante e sempre più decisivo per la buona riuscita di qualunque iniziativa. Quindi, secondo come vanno facendo le ricerche
contemporanee, per “teatro” si deve intendere non solo la pratica
teatrale, già varia e molteplice (tragedia, commedia dell’arte, melodramma),
che si esercita sui palcoscenici, ma anche quella che si svolge nelle strade,
nelle piazze, nelle chiese, nelle corti. Secondo la studiosa Annamaria Cascetta, “teatro è l’apparato per le accoglienze di un alto prelato, per le
esequie di un sovrano, per le celebrazioni della nascita di un principe
ereditario, è l’arco quadriportico per l’entrata in città di un imperatore”. Si capisce allora come la vita dell’uomo del
Seicento fosse scandita da tutta una serie di spettacoli, di cui quelli che noi
ora intendiamo come “teatro” costituiscono una parte tutto sommato minima. E
minima, rispetto all’immensa produzione “spettacolare” del Seicento, è anche la
parte che ce ne è rimasta: infatti, molti di questi spettacoli erano affidati a
costruzioni “effimere” (archi trionfali, sculture, iscrizioni che venivano
distrutti subito dopo l’uso) o canovacci che gli archivi molto spesso non
conservano. Diversa ovviamente la sorte del teatro illustre, cioè quello
scritto. In Italia non si produrrà alcuna opera di rilevante
importanza: Spagna; Francia, Inghilterra saranno i paesi dove verranno scritte
e rappresentate le opere migliori, che ancora oggi vengono riprodotte nei
teatri di tutto il mondo. Il teatro in Europa si sviluppò per diversi motivi:
innanzi tutto la Controriforma non interessò la Francia e l’Inghilterra per cui
non vi furono rilevanti vincoli religiosi alle rappresentazioni; a ciò si
aggiunga la presenza di una classe borghese, lo sviluppo economico e culturale,
l’unità territoriale e il riconoscersi quindi nella figura del sovrano. Diverso è il caso della Spagna, braccio armato della Chiesa di Roma: qui s’impose, come del resto in Italia, la Controriforma ma il successo del teatro fu determinato, soprattutto, dal fatto che la Spagna, a differenza dell’Italia, era uno stato unitario che si riconosceva nel sovrano.
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