Il teatro spagnolo
In Spagna l’attività teatrale fu ricca e feconda e distinta sostanzialmente in due generi:
il teatro religioso; il teatro profano. I drammi religiosi venivano rappresentati nelle ricorrenze
dei giorni dedicati ai santi più venerati e durante la festa del Corpus Domini,
per iniziativa di confraternite. I drammi religiosi erano di due tipi: la commedia
de santos e l’auto sacramental. La commedia de santos, allestita da compagnie itineranti, è l’agiografia drammatica della vita di un santo; in essa particolare importanza riveste l’esperienza mistica della conversione. Il palco -allestito di regola nelle chiese e nelle cattedrali- è suddiviso in due parti, nel senso della profondità, da una tappezzeria che nasconde una scena destinata ad apparire al momento opportuno. Una galleria divide ulteriormente lo spazio scenico nel senso dell’altezza e, -ancora per mezzo di una tenda che può aprirsi per mostrare una scena interna- anche in quello della profondità. Congegni meccanici fanno scendere dall’alto visioni celesti o sollevano gli attori dal palco. E’ facile intuire che tutta l’utilizzazione della scena in senso verticale realizza il concetto di ascensione, nella disposizione per piani: inferno/terra/cielo. L’auto sacramental veniva rappresentato per la festa del Corpus Domini ed era la celebrazione del mistero dell’eucaristia. Lo spettacolo era allestito su carri mobili, che consentivano di ripetere le rappresentazioni in diversi punti della città. In origine i carri erano due (medios carros) collegati al centro da un terzo palco (carrello) dove si svolgeva l’azione. Dietro a ciascun medio carro era collocato un edificio di legno o tela dipinta, la casa, in cui si tenevano i macchinari per lo spettacolo e dove si ritiravano gli attori. Parallelo allo sviluppo del teatro religioso è quello del teatro profano. Per questo tipo di rappresentazioni, non esistevano fino alla metà del cinquecento teatri “fissi” e appositamente costruiti: gli spettacoli venivano allestiti a corte, o nei palazzi dei nobili. A partire dal 1570 circa sorgono, prima a Siviglia, Valencia, Valladolid, Toledo, in un secondo tempo a Madrid, Barcellona, Saragozza, i primi teatri pubblici. Nel Seicento tali luoghi sono i corrales, veri e propri cortili circondati da case private, sul fondo dei quali era collocato un grande palco. Balconi e finestre degli edifici adiacenti ai cortili costituivano i palchi dai quali i nobili, sacerdoti e dame assistevano alla rappresentazione. Più tardi fu imposto alle donne di assistere alle rappresentazioni in luoghi separati: fu riservata loro l’area di fronte al palco (cazuela). Gli spettatori più umili stavano in piedi, nel cortile (patio); una gradinata riservata al popolo era collocata anche ai due lati del cortile, sotto un tetto. Gli spettacoli, che si svolgevano alla luce naturale, avevano inizio alle due o alle tre del pomeriggio in inverno, alle quattro in estate, e duravano circa due ore e mezza. Tra un atto e l’altro della commedia erano previsti intermezzi, e un finale comico chiudeva di regola la rappresentazione. La scenografia era più semplice di quella allestita per le commedias de santos: tendaggi che si potevano aprire e chiudere per mostrare scene d’interno (più raramente scene lontane nel tempo e nello spazio), e probabilmente un fondale dipinto. Le balconate “alte”, dove prendevano posto gli spettatori nobili, erano utilizzate anche per le scene che dovevano svolgersi in luoghi elevati (balconi, mura, alture) o per le apparizioni divine. Particolarmente ricchi e lussuosi i costumi degli attori. Da ricordare che i due generi profani che meglio si affermarono furono la tragedia, di argomento storico e sui temi dell’onore e della riconquista del territori nazionale contro gli arabi, e la commedia che, a seconda degli argomenti, si divide in commedia contemporanea e commedia di cappa e spada se tratta storie lontane nel tempo e recitate quindi in costume.
|
VAI AL MENU'