PREVISIONE DEGLI URAGANI

Prevedere la nascita di un uragano è praticamente impossibile, una volta individuata una depressione o una tempesta tropicale, è possibile seguirne il percorso e l'evoluzione, in particolare per verificare se essa può evolvere in un uragano e quali possono essere i suoi successivi spostamenti.Al fine di proteggere le popolazioni dal pericolo incombente di un uragano i meteorologi hanno bisogno di determinare con sufficiente precisione la traiettoria della tempesta e la sua intensità. La prima informazione viene attualmente fornita in maniera accurata attraverso le stazioni di climatologia e il sistema di satelliti geostazionari esistenti, ma per la seconda, i sofisticatissimi modelli oggi disponibili non sembrano ancora adeguati.
Secondo Kerry Emanuel, del Massachusetts Institute of Technology di Boston, questi sistemi sarebbero addirittura eccessivamente complessi, e mentre l’opinione generale degli esperti ritiene necessaria una maggior quantità di dati, Emanuel propone un sistema che dovrebbe condurre a previsioni più esatte semplicemente ignorando gran parte delle informazioni.
Il modello di Emanuel si concentra solo su due fattori: le masse di acqua più calda dell’oceano e il modo in cui la tempesta interagisce con esse. Lo scienziato spiega che la zona focale di un uragano è la cosiddetta eye-wall zone, intorno all’occhio del ciclone. È il punto in cui la tempesta e l’oceano interagiscono più intensamente, dove si genera il vortice che spinge l’aria umida nella parte più alta dell’atmosfera. Quando l’uragano passa su una zona di acque particolarmente calde questo fenomeno si potenzia, aumentando l’intensità della tempesta.
Le previsioni di Emanuel si basano soprattutto sulle rilevazioni della temperatura dell’acqua degli oceani fino a circa 500 metri sotto la superficie. Dal momento che questa è piuttosto stabile nel corso degli anni, una volta individuata la traiettoria della tempesta se ne può dedurre l’intensità con notevole precisione. Questo modello è stato finora applicato a livello sperimentale con eccellenti risultati, ma solo in maniera retrospettiva, cioè rielaborando dati registrati da uragani già trascorsi, tra cui i famosi "Andrew" (1992) e "Opal" (1995). Gli esperti ritengono che se la sperimentazione continuerà a fornire risultati positivi, entro il 2005 si potranno avere previsioni a 48 ore estremamente precise, e l’accuratezza con cui si potrà prevedere l’intensità degli uragani aiuterà sicuramente a salvare numerose vite umane.

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